INDIVIDUAZIONE
Nome scientifico:
Ginkgo biloba
Nome comune italiano:
ginko, ginco, noce giapponese, albero della vita
Famiglia:
Ginkgoaceae
Provenienza:
Cina. Si pensava fosse ormai estinto in Natura, ma è stato ritrovato nel Guizhou e nello Zeijiang, in Cina meridionale.
Ambiente:
aree boschive da 0 a 600 m slm, elevata resistenza alla siccità e al freddo (−34 °C) e all’inquinamento atmosferico
Sempreverde o decidua:
decidua
Tossicità:
La parte esterna del frutto, maleodorante, è tossica: contiene acido butirrico. Inoltre, in seguito al contatto della cute con la polpa dei frutti di ginkgo, potrebbero manifestarsi dermatiti da contatto.
RICONOSCIMENTO VEGETALE
Altezza:
18 m. fino a 40 m.
Larghezza (estensione):
12 m. o più
Portamento:
Albero di prima grandezza di forma variabile, conica da giovane, poi colonnare o espansa, talvolta con più fusti.
Foglia:
a ventaglio, diviso a metà da una profonda incisione che la divide in due lobi (da qui biloba). Lunghe da 7,5 a 12 cm spesso dentate e con numerose nervature divergenti dalla base verde chiaro portate singolarmente sui lunghi rametti a grappoli sui corti germogli laterali Assumono in autunno il caratteristico colore di giallo dorato.
Fiore:
i maschili piccoli e giallo-verdi in grappoli come amenti. I femminili singoli o appaiati su corto peduncolo su piante separate.
Fioritura:
primaverile
Frutto:
carnoso simile a una prugna giallo-verde e poi arancio-marrone alla maturità. La parte esterna maturando assume un odore sgradevole ed è non commestibile, invece la parte interna è commestibile.
Tronco:
Corteccia liscia e grigio-argento nei giovani esemplari; grigio-bruna e profondamente fessurata, con placche ben visibili, negli esemplari adulti. numerose ramificazioni, in età adulta, inserite a 45° sul fusto.
Proprietà:
Antiossidante. Favorisce l’afflusso di sangue al cervello. Favorisce la memoria e le funzioni cognitive. Stimolante della circolazione venosa ed arteriosa.
Profumo:
no
NECESSITÀ
Manutenzione:
Bassa. Una vota adulta (verso i 2-3 anni) la pianta sarà davvero indistruttibile e non avrà bisogno di ulteriori cure.
Esposizione alla luce:
Specie eliofila che preferisce una posizione soleggiata e un clima fresco, ma al riparo dai venti freddi e secchi.
Tipo di suolo:
Terreni sabbiosi, fertili, preferibilmente su substrato siliceo e fresco, vegeta meglio in terreni acidi e non asfittici. Non sopporta quindi i terreni ricchi di calcare. È molto importante che sia profondo per lo sviluppo completo della pianta.
Acidità del suolo:
pH tra 6,8 e 7,2
Area climatica italiana:
esemplari presenti in liguria, lombardia e veneto
Bisogno di acqua:
annaffiature profonde e poco frequenti
Propagazione:
per seme in autunno, per talea erbacea in estate o legnosa in inverno.
Malattie:
dimostra una particolare resistenza alle malattie, agli attacchi di funghi e di organismi fitofagi, come pure all’inquinamento atmosferico.
Potatura:
Le piante mal sopportano la potatura: i rami accorciati si seccano.
PARTICOLARITÀ
Il nome Ginkgo deriva probabilmente da un’erronea trascrizione del botanico tedesco Engelbert Kaempfer del nome giapponese “ginkyō” derivante a sua volta da quello cinese “in xing” (yín=argento e xìng=albicocca, «albicocca d’argento»). Questo nome è stato attribuito alla specie dal famoso botanico Carlo Linneo nel 1771 all’atto della sua prima pubblicazione botanica ove mantenne quell’erronea trascrizione del nome originale. Il nome della specie (biloba) deriva invece dal latino bis e lobus con riferimento alla divisione in due lobi delle foglie, a forma di ventaglio.
In Cina e in Giappone è considerata da sempre una pianta sacra e per questo si trova molto spesso nei pressi dei templi. In Italia, il primo esemplare di Ginko biloba fu importato nel 1727 e si trova oggi nell’Orto Botanico di Padova.
Anche il suo modo di riproduzione è unico al mondo. In realtà, il ginkgo biloba non produce “semi”, come è stato suggerito in precedenza, ma ovuli! Gli alberi di ginkgo biloba fanno parte delle prespermatofite: precedono nell’evoluzione non solo l’invenzione dei semi, ma anche quella dei frutti. Questa caratteristica li avvicina agli esseri umani, soprattutto perché l’esemplare femmina è in grado di produrre degli ovuli solo durante l'”adolescenza”, cioè intorno agli 80 anni. Questa particolarità ha portato infatti i giapponesi a denominarlo “l’albero del nonno e del nipote” perché chiunque pianti un ginkgo biloba non può sperare di raccogliere lui stesso gli ovuli fecondati: dovrà affidarsi a suo nipote.
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Annotazioni
Nell’antichità il Ginkgo venne considerato nel primo importante erbario cinese una sostanza benefica per il cuore e i polmoni; i medici lo utilizzavano per curare l’asma, i geloni e le tumefazioni causate dal freddo; i monaci buddisti lo piantavano accanto al tè, gli antichi cinesi e giapponesi consumavano i semi tostati come rimedio digestivo; i guaritori indiani ayurvedici lo associavano alla longevità usandolo come ingrediente del “soma”, l’elisir di lunga vita.
Darwin definì questo albero “fossile vivente” e tutt’ora è considerato tale in quanto le sue origini risalgono a 250 milioni di anni fa, nell’era del Paleozoico. È la sola specie vivente della famiglia Ginkgoaceae e senza dubbio la pianta a semi vivente più antica.
Sei esemplari di Ginkgo, ancora esistenti, sono sopravvissuti alle radiazioni prodotte dalla bomba atomica caduta sulla città di Hiroshima. I sei alberi sono ancora in vita e si trovano, contraddistinti da una targa, nel giardino Shukkei-en, nel sito dove si trovava la scuola elementare Senda e nei pressi dei templi Hosen-ji, Myōjō-in, Jōsei-ji e Anraku-ji.
L’albero di ginkgo oggi è molto utilizzato come pianta ornamentale in parchi, viali e giardini dei centri urbani, grazie alla notevole resistenza agli agenti inquinanti. Diffuso il suo utilizzo per farne bonsai. Viene coltivato industrialmente in Europa, Giappone, Corea e Stati Uniti per l’utilizzo medicinale delle sue foglie. Il legno giallastro viene usato per la costruzione di mobili, lavori di tornio e intaglio, è però di bassa qualità data la sua fragilità.
In cucina:
La parte interna legnosa dei semi viene utilizzata come cibo prelibato in Asia e fa parte della tradizione culinaria cinese. Viene commercializzato sotto il nome di “White Nuts”. Il seme che racchiudono queste specie di ciliegie gialle e puzzolenti dopo un lungo procedimento diventa commestibile ed in oriente è considerato una prelibatezza degna di un ristorante stellato. Se ne mangiano poche accompagnate da una buona tazza di tè.
Le noci di ginkgo sono rinomate in Cina per essere molto salutari, stimolando il cervello, prevenendo l’Alzheimer e altre malattie degenerative. I giapponesi le adorano, sono nutrienti, contengono vitamine A, B, C, proteine, ferro e potassio. Vengono aggiunti a molti piatti e utilizzati come contorno.
La commestibilità dei frutti non ha invece mai interessato l’Occidente.
Il consiglio del mondo del giardino
Se volete invece imparare a preparare i semi per potervi confrontare allo stesso livello mentale dei giapponesi trovate la ricetta qui
Attenzione a non mangiarne più di una decina al giorno.
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BUON LAVORO e…se avete domande scrivete pure a info@mondodelgiardino.com
Fonti delle immagini: si ringrazia Pixabay e moltissime grazie a drVandelli.it per la copertina, Matthias Böckel per l’immagine social, 172619, ASSY, かみかみ するめ, Eric Michelat, wikipedia, greenme.it per gli ovuli e la ricetta, yuzu, akedahrs, museoferrara.it per il vecchio esemplare e Andreas Lenné per l’immagine di chiusura.