INDIVIDUAZIONE della Punica granatum
Nome scientifico:
Punica granatum.
Nome comune italiano:
Melograno
Famiglia:
Lythraceae (precedentemente Punacaceae)
Provenienza:
Originario dell’Asia sud-occidentale fino alle regioni himalayane. Da tempi remoti viene però coltivato nel bacino mediterraneo dove è comunissimo.
Ambiente:
pianta tipica degli areali temperati mediterranei, dove fa parte della macchia. Predilige ambienti caldo temperati anche se manifesta una discreta resistenza al freddo.
Sempreverde o decidua:
decidua
Tossicità:
non conosciuta
RICONOSCIMENTO VEGETALE della Punica granatum
Altezza:
3 – 5 mt.
Larghezza (estensione):
2 – 3 mt.
Portamento:
Arbustivo spesso spinoso in natura, ma anche coltivato a piccolo albero eliminando i polloni dalla base. Forma arrotondata.
Foglia:
Le foglie sono opposte o sub opposte, strette ed allungate, con margine intero a volte un po’ sinuoso e apice arrotondato, dapprima rossiccio rugginose, da adulte sono lucide, di colore verde chiaro, con nervatura centrale evidente, lunghe fino a 8 cm e larghe 2 cm. La perdita invernale delle foglie è tardiva rispetto ad altre specie cedue, avviene al finire dell’autunno o inizio dell’inverno.
Fiore:
I fiori sono, nella specie botanica, di un vivo colore rosso, di circa 3 cm di diametro e hanno tre-quattro petali (molti di più in alcune varietà orticole, alcune varietà da orto o da giardino sono coltivate solo per i fiori, alcune varietà sono a colore bianco o rosato)
Fioritura:
giugno – ottobre
Frutto:
Il frutto (melagrana o granata) è una bacca (detta Balausta) di consistenza molto robusta, con buccia molto dura e coriacea, ha forma rotonda o leggermente allungata, a volte sub–esagonale, con diametro da 5 a 12 cm e con dimensione fortemente condizionata dalla varietà e, soprattutto, dalle condizioni di coltivazione. I semi, di colore rosso, in alcune varietà sono circondati da una polpa traslucida colorata dal bianco al rosso rubino – l’unica parte edule della pianta – più o meno acidula e, nelle varietà a frutto commestibile, dolce e profumata. Il frutto reca in posizione apicale (opposta al picciolo) una caratteristica robusta corona a quattro-cinque pezzi, che sono residui del calice fiorale. Il frutto matura a ottobre-novembre, a seconda delle varietà.
Tronco:
Spesso contorto. Corteccia grigia che con il tempo si squama a chiazze più chiare, decorativa.
Profumo:
no
NECESSITÀ
Esposizione alla luce:
pieno sole
Tipo di suolo:
è poco esigente riguardo alla natura del terreno. Tollera bene il calcare e nonostante resista bene all’aridità, la fioritura e la fruttificazione sono più generose se le radici incontrano, in profondità, un po’ di umidità e freschezza. Non si adatta nei terreni molto pesanti, con alto contenuto di argilla e asfittici in quanto teme i ristagni idrici
Acidità del suolo:
Preferisce terreni con pH neutro, ma tollera terreni alcalini o ricchi di sali.
Area climatica italiana:
È segnalato come specie avventizia in quasi tutta Italia
Bisogno di acqua:
In terra solo in casi di prolungata siccità. In vaso va bagnata regolarmente. Se si coltivano per la fioritura e per i frutti si consiglia di annaffiare prima e durante la fioritura, per favorire lo sviluppo di fiori sani e di frutti grandi
Potatura:
La potatura, per la versione ad arbusto non è particolarmente impegnativa in quanto la pianta ha una forma globosa naturalmente ordinata. Se invece si vuole coltivare ad albero la potatura è fondamentale. Gli alberi di melograno, infatti, tendono a produrre molti polloni basali, e se non si controlla la forma interna ed esterna dell’albero diventa difficoltosa anche la raccolta dei frutti.
Il periodo migliore per potare il melograno, come per tutti gli alberi da frutto, è tra settembre e ottobre se la raccolta è terminata, oppure tra febbraio e marzo.
Malattie:
le avversità più frequenti del Melograno sono i parassiti animali: afidi infestanti la vegetazione (A. fabae, A. gossypii ecc.); Metcalfa pruinosa che imbratta e infesta i germogli; l’imenottero apide Megachile sp che “taglia” i margini fogliari per utilizzarne i residui fogliari nella costruzione del nido; cocciniglie infestanti la vegetazione e gli organi legnosi (Ceroplastes sp, Planococcus sp ecc.). Agenti di malattia (funghi, batteri ed entità infettive): marciumi radicali fungini da Phymatotrichum omnivorum e Armillaria mellea; maculature necrotiche dei frutti e delle foglie dai funghi Sphaceloma punicae e Mycosphaerella lythracearum; marciumi fungini dei frutti da Botrytis, Alternaria, Aspergillus e Penicillium
PARTICOLARITÀ
I fiori, che contengono tannino e colorano la saliva di violetto, sono usati per la preparazione di pozioni astringenti; ed allo stesso scopo vengono impiegate la corteccia e la radice, particolarmente nei casi di emorragie vaginali ed intestinali.
Delle proprietà vermifughe del Melograno parlava anche Catone.
Annotazioni
Sono moltissimi i racconti storici legati al melograno, risalendo la sua scoperta all’epoca del bronzo. Compare sui bassorilievi dell’antico Egitto, nell’Odissea, nei giardini pensili di Babilonia. I romani lo scoprono a Cartagine e quindi lo chiamano Malum punicum – Mela di Cartagine. In Spagna viene introdotto dai Mori nei giardini dell’Alhambra: la città di Granada farà grande fortuna grazie a lui decidendo, di conseguenza, di dare il suo nome alla città. Per i Greci era il simbolo di rinascita e vita, ma anche del ciclo delle stagioni e della morte. Oggi in Italia si regala a Natale o Capodanno come augurio sincero di fortuna, salute e prosperità.
La buccia dei frutti acerbi, fortemente tannica, è usata per estrarre una tintura rossa per la concia di quel particolare tipo di pelle che va sotto il nome di “marocchino” e per la colorazione dei tappeti orientali. Fino a un recente passato dal pericarpo del frutto si estraeva un ottimo inchiostro.
In cucina:
frutto commestibile dolce e profumato
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Fonti delle immagini: si ringrazia Pixabay e moltissime grazie a Samuele Schirò per l’immagine di copertina, a Lynn Greyling per il fiore, Peggychoucair per il frutto, Iris Hamelmann per l’immagine di chiusura e houzz.it per la varietà nana.