Le ville storiche italiane erano complesse aziende agricole autosufficienti, con aree dedicate a giardini, coltivazioni, allevamenti, vivai e sperimentazione. Producevano vino, allevavano animali e pesci, creando economia e lavoro. Oltre allo svago dei proprietari, erano centri produttivi che influenzavano positivamente l’economia e la società locale per generazioni.
Nel 2022 si è tenuto un convegno sul Ruolo del Paesaggio Agrario come parte integrante del Giardino di Villa nella storia italiana: ‘Bellezza e Produttività nel giardino e nel paesaggio rurale italiano’ che ha approfondito questi temi.
Bellezza e Produttività: un’introduzione
Nel 2022 si è tenuto, appunto, un interessante Convegno sul Ruolo del Paesaggio Agrario come parte integrante del Giardino di Villa nella storia italiana, organizzato dal gruppo Giardino Storico dell’Università di Padova.
Il libro ‘Bellezza e Produttività nei giardini e nei paesaggi rurali italiani’, redatto da Olschki editore e curato dalla Professoressa Antonella Pietrogrande, riassume gli atti di tale convegno. Gli oratori invitati hanno portato un pezzo della loro preparazione parlando dei paesaggi rurali nelle ville storiche della loro area di competenza.

Agli Appassionati
Molti dei convegni sui giardini e sul paesaggio entrano molto nello specifico rendendo la partecipazione piuttosto impegnativa.
I convegni del verde spesso vengono organizzati dai professionisti per i professionisti e questo fa sì che l’argomento del convegno venga sviscerato sotto ogni punto di vista.
Non tutto ciò che viene raccontato è di interesse di un’appassionata/o ma alcune cose si.
Per questo motivo riportiamo e raccontiamo i seminari, i convegni ed i libri che riguardano il verde: per riportare ciò che può interessare alle ‘persone non addette ai lavori’.
Ai Professionisti
In questo libro sono contenute informazioni essenziali per la cultura di un Paesaggista, un cultore del paesaggio.
Nonostante sia un libro molto tecnico si parla di armonia di spazi, di storia dei giardini, di scienza idraulica e di colture utili per la conoscenza da applicare nei progetti. Un paesaggista non può non averlo nella propria libreria.
La Villa – Parco
Siamo abituati a pensare al giardino di una villa storica come ad un più o meno ampio spazio disegnato per il riposo ed il divertimento dei proprietari. Ci aggiriamo per aiuole, viali alberati ammirando quinte più o meno fiorite, pergolati, roseti ed architetture semi nascoste tra le fronde perché questo è ciò che ci è rimasto dopo centinaia d’anni dalla costruzione.
All’inizio però non era proprio così. Le tenute erano composte si da una zona destinata al riposo, al passeggio e allo svago, ma vi erano anche zone dedicate alle coltivazioni e zone destinate alla sperimentazione.
L’organizzazione degli spazi
Queste tenute, quindi, solitamente erano così organizzate: una zona – vicina all’edificio – di rappresentanza con giardini formali ed altro di cui parleremo dopo, una zona dedicata alla caccia, una serie di aree destinate alle coltivazioni, dei campi con cascina destinati all’allevamento di bovini, ovini e cavalli e delle peschiere per l’allevamento dei pesci.
I grandi proprietari, reggenti e personaggi di spicco dei secoli scorsi erano ovviamente molto facoltosi e potevano investire nella creazione di tutto ciò, ma erano anche consapevoli dei costi di mantenimento. Hanno quindi compreso come parte di questi comprensori potessero mantenersi quasi da soli. Vedete quindi che la cosa si fa più complessa.
Le coltivazioni e l’allevamento
Prendiamo ad esempio le coltivazioni e l’allevamento. All’interno delle aree di proprietà erano già presenti o venivano costruite cascine abitate da chi si sarebbe occupato dei terreni e del bestiame. Ovviamente una parte del raccolto veniva utilizzato per la sussistenza dei proprietari e dei gestori delle cascine, fornendo tutto il cibo che serviva per la vita quotidiana. Quello che non veniva utilizzato all’interno veniva venduto all’esterno.
I vigneti
Tra le coltivazioni, molto importante è quella dei vigneti. Molto del lavoro di sperimentazione ha riguardato nei secoli la coltivazione della vite al fine della produzione vinicola. Grazie a documenti anche ritrovati da poco, si è potuto risalire alla composizione di vini persi nel tempo e coltivati da questi proprietari. Nella Villa della Regina, ad esempio sono stati ripiantati vitigni che hanno dato alla luce il Frejsa di Chieri DOC, e nel Friuli Venezia Giulia si è, negli anni, costruito un impero economico basato sul rapporto tra accoglienza e produzione vinicola che ha reso economicamente autosufficiente questa regione.
L’allevamento
Gli spazi destinati agli allevamenti erano campi ad erba dove gli animali potevano razzolare liberamente. Un tipo di allevamento che oggi è considerato di lusso. In qualche caso queste aree diventavano esse stesse parte dell’area di caccia, tenendo in un unico spazio – solitamente circondato da un muro – animali selvatici ed animali da allevamento.
Per i cavalli si deve fare un discorso a parte. Dobbiamo pensare che all’epoca, parliamo del seicento e settecento, i cavalli erano l’unico tipo di trasporto esistente e permettevano non solo lo spostamento delle persone, ma anche della posta. I territori erano strutturati con luoghi in cui vi erano dei cavalli ed i ‘postini’ potevano fermarsi, mangiare, dormire e cambiare cavallo. Quindi l’allevamento dei cavalli era considerato molto importante. I Gonzaga, ad esempio, utilizzarono l’isola del Tè per il loro allevamento di cavalli pregiati.
Le peschiere
Le peschiere erano bacini idrici con valenza multipla. Erano una risorsa d’acqua per la proprietà, vasche dedicata all’allevamento dei pesci ed anche luogo di svago. Come venivano create? Si costruivano in linea con un fiume, deviandone in parte il corso, perché ‘nutrisse’ il lago. Molte delle ville di cui stiamo parlando, infatti, venivano costruite lungo un fiume. In Veneto era il Sile lungo cui si è concentrata la bonifica delle terre paludose, in Piemonte il Po o lo Stura che hanno accolto la Venaria Reale e la Villa della Regina, nel Lazio l’Aniene che passa da Tivoli, ecc.
Il vivaio e la sperimentazione
Un’altra delle strutture ideate per essere al servizio della proprietà era il vivaio. Nel vivaio venivano riprodotte le varietà di piante presenti nella proprietà così da non doverle acquistare, ma anche per poterle coltivare in un certo modo ottenendo una certa qualità. Se ne occupava quindi personale molto preparato.
Un aspetto da sottolineare è la sperimentazione. Alcuni di questi proprietari, non tutti, erano lungimiranti e capivano quanto potesse essere importante la sperimentazione nella coltivazione. La sperimentazione alcune volte riguardava le coltivazioni, altre la gestione di piante rare e esotiche importate dai paesi del mondo. Per queste attività quindi vi era personale scelto e preparato.
La delizia
In ultimo, ma non ultimo lo svago e la delizia. Nella noia della vita di corte capitava che proprietari, amici e relative mogli e figli si divertissero a raccogliere coltivazioni, pescare pesci e sudare nei campi come contadini e contadinelle in erba. Queste attività divertivano chi le faceva, insegnava ai pargoli quanto fosse duro il lavoro manuale e serviva anche alla catena produttiva per il raggiungimento del risultato oltre – e lo dico pensando alle palestre di oggi – come ottimo metodo per mantenersi in forma.
Ci spieghiamo quindi anche quei quadri bucolici in cui venivano rappresentati paesaggi meravigliosi pieni di animali che si riposano o brucano.
In sintesi
Ora potete avere un’idea non solo di quanto fosse complessa la gestione di queste immense proprietà, ma anche di quante maestranze ci lavorassero dentro e con quale preparazione.
Importante è anche il lavoro che creava non solo all’interno, ma anche all’esterno delle proprietà. Queste grandi ville, che possiamo definire a pieno titolo ‘aziende agricole’, creavano un invaso di lavoro e di guadagno anche in tutta la città a cui erano vicine migliorando la qualità del lavoro e della vita di intere generazioni di cittadini.
Chi è Antonella Pietrogrande
Per darvi un’idea di chi sia la Professoressa Antonella Pietrogrande diciamo che non è ‘solo’ la coordinatrice del Gruppo Giardino Storico-Università di Padova, ma dal 2003 si occupa del progetto scientifico e dell’organizzazione del corso annuale di aggiornamento sul giardino e sul paesaggio.
È una expert member dell’International Scientific Committee on Cultural Landscapes ICOMOS-IFLA, fa parte del Consiglio direttivo dell’Associazione Parchi e Giardini d’Italia (APGI) e ha sostenuto incarichi didattici presso università italiane e straniere oltre che aver prodotto quasi novanta pubblicazioni scientifiche sulla storia del giardino e del paesaggio – approfondendo i rapporti tra giardino, teatro e letteratura.
Ha partecipato e partecipa a numerosi convegni nazionali e internazionali sul giardino e la sua storia.
Inoltre, come se questo non bastasse, ha organizzato diverse mostre e convegni e ha collaborato con la Radio Svizzera Italiana per la trasmissione ‘Jardins d’été’ nel 2020.
Questo libro quindi si aggiunge alle eccellenze da lei prodotte.
Ora a cavallo! Il lavoro ci aspetta! Il nostro nuovo meraviglioso spazio esterno sta per nascere!
BUON LAVORO e…se avete domande scrivete pure a info@mondodelgiardino.com
Fonti delle immagini: si ringrazia Olschki per la copertina del libro, il FAI, nordicwalkingtreviso.net, villaparcobolasco.it, matrimonio.com, villadeclaricini.it, siviaggia.it, visititaly.it, marcadoc.com, caserta.italiani.it, getyourguide.it, venetoclub.it e veneziaorientaledistrettoturistico.it.